“Ritornate a me con tutto il cuore”
(Gioele 2,12)
Con queste parole, nel Mercoledì delle Ceneri di una Quaresima che mai ci saremmo potuti aspettare di vivere come stiamo facendo, il profeta Gioele ci introduceva a questo tempo santo.
Quel giorno eravamo tutti radunati, come detto ancora dal profeta, in un’assemblea solenne: vecchi, fanciulli, bambini, sposi, spose, giovani, sacerdoti e ministri del Signore, e con la fiducia di figli forse anche un po’ distratti dalla routine che la liturgia a volte può provocare, abbiamo fatto nostra l’invocazione del salmista: “Perdonaci Signore, abbiamo peccato” (dal Sal 50).
A queste parole aveva fatto eco l’apostolo Paolo che, nel suo secondo scritto ai cristiani della Chiesa di Corinto, ci aveva esortati: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20b). Perché nient’altro serve, nient’altro dobbiamo voler cercare e desiderare.
Un’invocazione, quella del profeta, e un’esortazione, quella dell’apostolo, avevano preparato le nostre menti e i nostri cuori a ricevere l’annuncio del Vangelo in cui Matteo ci riportava le parole con cui Gesù ha indicato ai discepoli di ieri e di oggi, come abitare il tempo.
Una regola aurea: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini” (Mt 6,1) e tre pratiche concrete con i giusti correttivi:
- quando fai l’elemosina non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto;
- quando preghi entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto;
- quando digiuni profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto.
Il digiuno, la preghiera e l’elemosina che dalla tradizione cristiana sono considerate armi spirituali per combattere il male, le passioni cattive e i vizi.
Perché ritornare oggi a queste parole?
Forse perché questo tempo, che non sappiamo comprendere, che non possiamo cambiare, che ci impone di ristrutturarci, è proprio il tempo in cui poter rientrare nel segreto oppure disperderci quasi definitivamente. Torniamo a queste parole perché sono, in fondo, quelle che contano davvero e che danno pace al cuore, soprattutto nella prova a cui tutti siamo in qualche modo esposti o sottoposti.
Riascoltiamo la Parola tra il grande frastuono di parole che ci ha stordito senza restituirci neanche un briciolo di verità, un germe di speranza.
Andiamo spiritualmente al Mercoledì delle Ceneri per poter recuperare questo tempo da abitare, perché quel giorno ci è stata (ancora una volta) ricordata una verità di sempre: “Ricordati che sei polvere, e polvere tornerai” (cf. Gn 3,19) ma che porta inscritta in sé la possibilità più grande di tutte, quella per la quale vale la pena vivere e morire: “Convertitevi, e credete al Vangelo” (Mc 1,15).
Riappropriamoci del nostro tempo, ora che a passi rapidi ci muoviamo verso la Pasqua del Signore. Abitiamo questo tempo che è abitato dalla Grazia di Dio.
Il mistero pasquale, verso il quale ci incamminiamo, è il fondamento di ogni conversione che è un cammino di gioia, è l’accesso al meglio di noi.
La gioia del cristiano scaturisce dall’ascolto e dall’accoglienza della Buona Notizia della morte e risurrezione di Gesù: il kerygma. Esso riassume il Mistero di un amore «così reale, così vero, così concreto, che ci offre una relazione piena di dialogo sincero e fecondo» (Esort. ap. Christus vivit, 117). Chi crede in questo annuncio respinge la menzogna secondo cui la nostra vita sarebbe originata da noi stessi, mentre in realtà essa nasce dall’amore di Dio Padre, dalla sua volontà di dare la vita in abbondanza (cf. Gv 10,10). Se invece si presta ascolto alla voce suadente del “padre della menzogna” (cf. Gv 8,45) si rischia di sprofondare nel baratro del nonsenso, sperimentando l’inferno già qui sulla terra.
Guardiamo le braccia aperte di Cristo crocifisso, lasciamoci salvare sempre, nuovamente.
In questo tempo favorevole, lasciamoci perciò condurre come Israele nel deserto (cf. Os2,16), così da poter finalmente ascoltare la voce del nostro Sposo, lasciandola risuonare in noi con maggiore profondità e disponibilità. Quanto più ci lasceremo coinvolgere dalla sua Parola, tanto più riusciremo a sperimentare la sua misericordia gratuita per noi. Non lasciamo perciò passare invano questo tempo di grazia, nella presuntuosa illusione di essere noi i padroni degli spazi e dei tempi, oggi comprendiamo più che mai che così non è.
Tutto questo è per noi e non siamo soli: il Signore è con noi e vuole che torniamo da Lui.
Prendici per mano e portaci fuori dal villaggio della comunicazione disordinata,
Prendici per mano e ridonaci il gusto di stare insieme guardandoci negli occhi,
Prendici per mano e insegnaci non tanto chi siamo ma per chi siamo,
Prendici per mano e aiutaci a praticare la giustizia di chi dice la verità che ha nel cuore e fugge la menzogna,
Prendici per mano e mostraci come non fare danno al nostro prossimo, non lanciare insulti al vicino,
Prendici per mano e rendici pronti all’ascolto, lenti nel parlare, tardi all’ira,
Prendici per mano e liberaci dall’illusione di poter essere presenti senza ascoltare e ascoltatori che non mettono in pratica,
Prendici per mano e allontanaci dagli specchi in cui guardiamo solo noi stessi,
Prendici per mano e porta il nostro sguardo, e la vita, a fissarsi sulla tua legge perfetta, la legge della libertà,
Prendici per mano perché questo è il momento favorevole, ecco il giorno della salvezza
Trinità Santissima, Onnipotenza del Padre creatore, Cristo Gesù fratello e redentore nostro, Dio da Dio, luce da luce, Spirito Santificatore … prendici per mano!
don Gerardo Cerbasi