Con l’inizio della Quaresima l’Azione cattolica diocesana – attraverso il prezioso lavoro dell’Equipe adulti – ha organizzato un weekend di esercizi spirituali mirati alla piena consapevolezza dell’essere cristiano, in questo tempo e di questi tempi. È difficile per gli adulti riuscire a ritagliarsi uno spazio, considerando i molteplici impegni, dentro e fuori la famiglia, al lavoro, nel servizio).
Nonostante ciò, circa una quarantina di persone è riuscita a staccare dal quotidiano e ha accolto l’invito. L’appuntamento è in pieno svolgimento, a Taggia, nell’ex convento dei Domenicani.
Don Luca Salomone, assistente diocesano adulti e parroco di Santa Maria Maddalena a Bordighera, ha proposto le meditazioni, partendo dalla lettura degli Atti degli Apostoli (At 8, 26–40) e ha invitato a riflettere e ad interrogarsi sulla base di tre parole chiave: essere, fare, testimoniare.
L’esempio, il servizio, la testimonianza sono elementi essenziali nella vita di chi si professa «buon cristiano» e non vanno mai dati per scontati, ma piuttosto alimentati, anche attraverso particolari momenti dedicati come questo.
E proprio perché le parole da sole non bastano c’è stato anche l’intervento di chi ha fatto della propria vita un esempio di aiuto agli altri, in maniera concreta e fraterna nella fede.
Sicuramente la cornice unica del Convento è stata di grande aiuto per i momenti di raccoglimento e preghiera che hanno vissuto tutti i partecipanti.
Come essere un buon cittadino vuol dire interessarsi della cosa pubblica e partecipare alle elezioni, allo stesso modo essere un buon cristiano vuole anche dire preoccuparsi della propria formazione spirituale per crescere nella fede: chi sa interrogarsi sulla propria fede è un uomo in ricerca e nessuno può mai dirsi completamente arrivato. «Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?»». In fondo anche lo stesso papa Francesco di recente ha partecipato agli esercizi spirituali, segno inequivocabile che il cammino della fede non conosce limite.
Ognuno di noi, mettendosi in viaggio, accetta di farsi viandante per vivere quella missionarietà che nasce dal basso, grazie all’incontro con l’altro, per il quale si fa annuncio e catechesi.